Lie(vi)to fine

Crescere che fatica...

Dopo tutto quello che ho passato, gli sforzi per sopravvivere, l’ansia che ho sopportato, credo di meritarmi un po’ di riposo. E invece no! Mi aspettavo che il tempo passato tra le mani di Dalì (chiamato così per via dei suoi baffi e della sua maestria) sarebbe stato fantastico e tranquillo, invece ci siamo imbattuti nei nostri acerrimi nemici: i saccaromiceti! I nostri avi ci dicevano sempre “Se li conosci li eviti!”.

Inutile dire che da quell’incontro ne è nata una guerra dove ognuno di noi ha dato tutto sé stesso per ottenere una vittoria. Le eroiche gesta dei miei compagni saranno ricordate negli annali perché è grazie al loro sacrificio che alla fine abbiamo ottenuto una vittoria. La strategia è stata concepita mischiando la difesa a “Guscio d’uovo” con doppio assalto laterale. Più e più volte le nostre braccia sono state calate con veemenza sull’avversario, e corde e funi sono state usate per legare i prigionieri.

È stata una lotta senza quartiere con perdite da entrambi i lati. Infine è giunta la pace, e ogni singolo granello del nostro essere è stato fortemente cambiato da un’esperienza così spossante. Da quel momento in poi eravamo in grado di affrontare ogni sfida che la vita ci avrebbe posto.

Grazie all’intervento del simpatico uomo baffuto e della sua arte non sono nati fondamentalisti e siamo diventati elastici il minimo indispensabile per poter apprezzare le differenze. In seguito alla vittoria, la vita era diventata un continuo fermento di allegria e festicciole durante le quali c’era sempre qualcuno che si ubriacava. Io vivevo l’attimo e coglievo tutto ciò che il presente aveva da offrire.

Continuavo a non avere un’aspirazione futura, ma, sinceramente, in quel momento mi importava poco. È stato Dalì che ha intuito il mio potenziale. Mi fidavo ciecamente di lui, quindi ho riposto il mio destino nelle sue sapienti mani, che aveva in pasta un po’ ovunque e su ogni dettaglio. Le mie esperienze mi hanno reso un tipo malleabile, e lui ha approfittato di questa mia caratteristica per suddividermi in tantissimi pezzi grandi quanto un pollice e mescolarne alcuni con peperoncino, altri con semi di finocchio, o cipolla o patate e rosmarino. La sauna che ne venne in seguito è stata la parte più difficile, perché a me non piacciono i posti caldi e col calore mi disidrato subito.

Ero orgoglioso di esser diventato un “Pollicino”, e lo scaffale sul quale sono stato posato era il mio trono.

Durante il tempo in cui sono stato lì pensavo ai miei vecchi amici del campo, quale fine avessero fatto, che cosa fossero diventati, e soprattutto pensavo a lei. Mi mancava tanto. Probabilmente sono nato sotto una buona stella, perché poco tempo dopo un cliente mi ha portato a casa sua, posandomi su un tavolo affianco ad una bottiglia che aveva qualcosa di estremamente familiare: era bionda, frizzante, fredda e conviviale.

Era lei! Era sicuramente lei! Non puoi immaginare la sorpresa e la gioia nell’averla ritrovata. Probabilmente lo sconosciuto ha potuto percepire la nostra eccitazione e non ha aspettato molto prima di prenderci ed unirci.

Per me e per lei è stato il momento più bello, e pare che sia piaciuto anche al nostro benefattore senza nome. In tutta la mia vita mai avrei pensato che un giorno sarei diventato felicità.

 

Alessio Mastrodonato

diario di una spiga

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