La trasformazione

Il chicco diventa farina

Non saprei dire quanto tempo sono rimasto privo di sensi. Al mio risveglio non ero solo, ma in compagnia di gente che non conoscevo, in uno spazio abbastanza ristretto.

“Buon giorno Chicchetto!” – con questo saluto una spigava richiama la mia attenzione, e gli rispondevo: “Buon giorno! Ma dove siamo? Che succede?”

“Davvero non l’hai capito? Ci siamo! Siamo in viaggio verso il nostro destino!”

“Ma io non sono pronto!”

“Ed invece lo sei, altrimenti non saresti qui. Piuttosto, speriamo che quei matti lì in fondo non rovinino tutto!”

Si riferiva ad una spiga perennemente nervosa soprannominata Granata perché minacciava tutti di esplodere se si fosse arrabbiata, e ad un barzellettaro di terz’ordine che stava rovinando il viaggio di tutti con battute del calibro “Qual è la bevanda preferita dal grano? La granita!” oppure “Cosa fa una spiga quando ha fame? Sgranocchia!”. Fortunatamente però il nostro carico non conteneva altri esemplari molesti e quindi il tragitto si è rivelato abbastanza piacevole.

Una volta giunti a destinazione, non abbiamo atteso molto prima che qualcuno venisse a controllarci. Lo sguardo attento passava in rassegna ognuno di noi, e persino ci annusava. Era una sensazione strana e l’essere giudicati su due piedi innervosiva molti di noi. Alcuni non hanno retto l’ansia: Granata ha incominciato a sbraitare e ad urlare “BOOM BOOM BOOM”, e il nostro comico preferito se n’è uscito con “Sai qual è il grano preferito dagli ottomani? Il granturco!”. Inutile dire che entrambi sono stati presi di forza e scartati. Fortunatamente il controllore era attento, altrimenti avremmo rischiato di essere rifiutati tutti!

Dopo l’ispezione ci hanno puliti per benino, alcuni sono stati persino tostati e poi ci hanno condotti nei nostri alloggi. Lì ho fatto amicizia con tutti i coinquilini: erano fantastici, e c’era persino uno che suonava il blues il cui cavallo di battaglia era One Room Country Shack di Buddy Guy. Non vedevamo l’ora di diventare un’unica cosa e di unire le nostre qualità, avevamo la certezza di possedere il potenziale per diventare qualcosa di speciale.

Il giorno della macinazione è stato un turbine di emozioni. Certo, ero spaventato, ma la mia eccitazione nel diventare uno con tutti superava le mie preoccupazioni che venivano realmente eliminate col setaccio. Entrai in trance come in un rituale magico, e la prima cosa che vidi al mio risveglio era un volto simpatico ornato di baffi uncinati. L’uomo con una mano si arrotolava il mustaccio mentre l’altra affondava nella farina. Ricordo che dopo averci scrutato per benino, alzava gli occhi ed esclamava: “Meraviglioso!”

 

Alessio Mastrodonato

diario di una spiga

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